Con l’avvio della Fase 3 l’Italia sta lentamente tentando di tornare alla normalità, tuttavia la situazione è estremamente complessa. La riapertura delle attività economiche, infatti, costringe i datori di lavoro a mettere in atto nuove soluzioni per la sicurezza dei propri dipendenti e collaboratori, una serie di misure per le quali è essenziale la consulenza dei medici del lavoro.
Le associazioni di categoria sono intervenute prontamente attraverso l’elaborazione del Protocollo Condiviso, indicazioni utili per le attività professionali e i medici competenti come indicato dal SIML, la Società Italiana di Medicina del Lavoro. La presidente Giovanna Spatari ha più volte sottolineato l’impegno degli specialisti, i quali stanno collaborando fin dall’inizio della pandemia insieme ai datori di lavoro, al fine di tutelare i dipendenti e contenere nuovi contagi di Covid-19.
La protezione dei lavoratori fragili durante la pandemia di coronavirus
Uno degli aspetti più delicati riguarda la protezione dei lavoratori fragili, ovvero i dipendenti maggiormente esposti al rischio di contagio come previsto dall’articolo 83 del DL 34 del 19 maggio 2020. I datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti ad attuare misure straordinarie, tramite sistemi di sorveglianza sanitaria eccezionale nei confronti dei lavoratori affetti da patologie, malattie croniche o immunodeficienze.
Si tratta di una situazione complicata, in cui giocano un compito essenziale professionisti come il Dottor Umberto Schiavo, esperto in Medicina del Lavoro a Padova, tra gli specialisti in prima linea nel supporto delle aziende per la preservazione dei lavoratori durante questa difficile fase di ripartenza economica. Il Veneto infatti è stata la regione più colpita dall’emergenza sanitaria, rimanendo ancora oggi una delle zone più monitorate d’Italia ma allo stesso strategica per l’economica nazionale.
Ovviamente i lavoratori fragili hanno tutta la facoltà e il diritto di ritornare all’attività professionale, muniti di apposita certificazione da parte del proprio medico di base. Tuttavia il datore deve essere consapevole di quali sono i dipendenti più a rischio, affinché sia in grado di aumentare le misure di protezione verso questi soggetti più esposti a un possibile contagio di Covid-19.
Allo stesso tempo i medici competenti devono adottare azioni cautelative particolari, ad esempio come l’individuazione delle sedi più appropriate per lo svolgimento dei controlli periodici. Ciò vale anche per le attività di sorveglianza all’interno delle aziende, evitando al massimo la mobilitazione dei dipendenti qualora non fosse strettamente necessario.
Quali sono le responsabilità del datore di lavoro
Il rischio di contagio da Covid-19 rientra nelle responsabilità del datore di lavoro, il quale deve adoperarsi per garantire la sicurezza sanitaria dei propri dipendenti all’interno delle sedi aziendali. Le indicazioni per la tutela dei lavoratori sono presenti all’interno del Protocollo Condiviso, in cui vengono proposte le misure igienico-sanitarie da osservare per la protezione dei lavoratori durante l’espletamento della loro professione.
Il datore di lavoro è obbligato per legge a fare tutto il possibile per evitare il contagio dei dipendenti, rispettando gli interventi richiesti di adeguamento delle strutture aziendali, con l’implementazione di nuove procedure che possano assicurare il massimo livello di tutela dei lavoratori. Ovviamente per farlo può avvalersi del supporto dei medici del lavoro, professionisti che sono stati fondamentali finora e lo saranno anche nei prossimi mesi.
Secondo il Protocollo Condiviso, il datore deve innanzitutto informare correttamente i dipendenti, comprese le persone che hanno accesso ai locali aziendali come clienti, fornitori e prestatori di servizio. Naturalmente devono essere rispettate le disposizioni del Ministero della Salute, inoltre il responsabile deve garantire il mantenimento del distanziamento sociale e la presenza di dispositivi per l’igienizzazione personale.
Nel dettaglio è chiamato a pianificare nuove modalità di ingresso in azienda, interventi frequenti di sanificazione degli ambienti, soluzioni volte alla precauzione igienica dei dipendenti e alla fornitura di dispostivi per la protezione individuale, come mascherine e guanti omologati. Non meno importante è la gestione degli spazi comuni nell’impresa, come mense e distributori automatici.
Un altro punto essenziale è l’organizzazione degli orari di lavoro, l’adozione di sistemi come lo smart working e il telelavoro laddove possibile, il coordinamento degli spostamenti dei dipendenti e l’amministrazione di eventi aziendali come riunioni e conferenze. I protocolli sanitari devono essere aggiornati con frequenza, rispettando le disposizioni in merito alla sorveglianza e all’intervento del medico competente specializzato in Medicina del Lavoro.