Halloween nell’antica Roma: ecco quando e come si festeggiava

Tutti sanno che Halloween è una festa di origine celtica, oggi sempre più commercializzata, ma pochi sanno che anche gli antichi romani avevano una ricorrenza simile a quella celtica di Samhain, giorno in cui il confine tra il mondo terreno e quello dell’aldilà era più sottile. Ma quando cadeva? E come si festeggiava?

I giorni della ricorrenza

Secondo gli antichi romani, erano tre i giorni dell’anno in cui il mondo dei morti e quello dei vivi era fortemente collegati, ossia il 24 agosto, il 5 ottobre e l’8 novembre. In questi tre giorni, si credeva che i segreti dei Mani, ossia dei defunti, venivano “alla luce” e camminassero per le strade tra i vivi, quindi erano proibiti delle attività ufficiali, come andare in guerra, sposarsi o evitare i rapporti sessuali. Le porte dei templi, poi, restavano chiuse.

Ovidio ha descritto in ben sei libri le festività romane, e durante questi giorni gli unici riti concessi erano di purificazioni, chiamati mundus, che poteva essere individuale o collettivo, senza contare che tali cerimonie avevano valenze anche agricole. Ad esempio, il 24 agosto era anche la vigilia della festa di Opiconsiva, durante la quale si consacrava la messa al riparo dei raccolti, e quindi richiamava fortemente i riti alla dea Cerere (Demetra per i greci), che oltre alla dea delle messi era la guardiana della fecondità degli esseri umani, dei fenomeni tellurici e del mondo sotterraneo dei morti.

Il Mundus Cereris

Il rito di purificazione previsto per questa ricorrenza sembra che avesse un’origine etrusca, e secondo una leggenda fu lo stesso fondatore di Roma, Romolo, ad istituirlo per primo, in modo da placare l’anima del suo gemello Remo.

Per effettuarlo era necessario delimitare uno spazio sacro, in cui due assi ortogonali veniva disposti a croce, e nel punto centrale si doveva scavare una fossa che fungeva da legame tra il mondo dei viventi e quello dei defunti, ponendovi in seguito una grande lastra di pietra. Un tale momento, poteva essere pericoloso, secondo i romani, perché i defunti potevano provare invidia per i vivi e, di conseguenza, potevano portarli alla morte. secondo le testimonianze storiche queste buche venivano scavate sul Palatino e sul Comizio. Questo rituale, è stato spesso messo in analogia con il viaggio di Ulisse nell’Ade, perché l’eroe greco aveva scavato una fossa per entrarvi.

Questa festa però non va confusa con il mese in cui si commemoravano i defunti (per una settimana), nell’antica Roma, ossia quello di febbraio (ultimo mese dell’anno nell’antico calendario romano). Il giorno dei morti, i romani consumavano il pasto accanto alla tomba di un congiunto, perché avesse compagnia, e si teneva una suggestiva cerimonia, al calare della sera, per le anime che erano morte nel fiume Tevere, e ciò prevedeva il recarsi sulle sponde del fiume con delle torce, per celebrare i riti.

You May Also Like

Utilizzando il sito, scrollando o cliccando qualsiasi punto della pagina accetti l'utilizzo dei cookie tecnici. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie tecnici per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi