Tutti noi, quotidianamente, ascoltiamo in televisione gli effetti devastanti del cancro senza, delle volte, sapere quello che invece viene mobilitato costantemente per contrastarlo. Una cura contro il cancro acquista validità se possiede un percorso preciso dal punto di vista sperimentale e che, al contempo, ha avuto un esito positivo. Oltre alla fase sperimentale, la ricerca sul cancro ha bisogno di essere validata da enti preposti, come quelli nazionali, sovranazionali che ne autorizzano e consentono l’uso nei pazienti. Come tutte le tipologie di terapie, anche quelle antitumorali devono essere pensate in studi clinici rigorosi, progettati in tutto e per tutto in modo da poter validare l’efficacia e la sicurezza del trattamento. Ma quali sono gli step per la validazione?
Gli steps in sintesi
Prima dell’immissione all’interno del mercato e della somministrazione ai pazienti, i trattamenti devono necessariamente essere approvati da agenzie nazionali o sovranazionali come L’EMA e l’AIFA (per quanto riguarda l’Italia. Le sperimentazioni sono utili e necessarie non solo per testare farmaci nuovi, ma anche per verificare la validità di nuove combinazioni farmaceutiche, conosciute o appartenenti a differenti regimi terapeutici (come la modalità di somministrazione più adeguata). Ogni tumore possiede delle caratteristiche molecolari, una terapia efficace per un tumore infatti non può esserlo anche per un altro che sia simile in appartenenza (come nel caso dello stesso tessuto o organo), ma deve presentare caratteristiche molecolari differenti.
Cosa sono le terapie oncologiche?
Ogni farmaco, dopo la fase della sperimentazione con animali da laboratorio, deve necessariamente valicare lo studio della sperimentazione negli esseri umani, ovvero lo studio clinico. Questo studio, composto da 4 fasi, prevede: la condotta su un gruppo circoscritto di persone, la quale serve a giudicare le caratteristiche del farmaco e a stabilire quale sarà la massima dose tollerata senza causare gravi effetti collaterali. La seconda fase avviene sui pazienti, con gruppi di pazienti capaci di determinare se il farmaco è più efficace di quelli già provati. La terza fase allarga lo studio a gruppi più vasti di pazienti e, dentro certi ospedali, si valutano se i risultati ottenuti nella fase precedente si confermano oppure si smontano. Infine si attesta la fase 4, conosciuta come sorveglianza post-marketing. Di fronte questa lunga fase di ricerca, finanziare le borse di studio per la ricerca sul cancro, come avviene per lo studio di Sergio Lombroso, è un dovere quasi morale, che conduce ognuno di noi, ogni giorno, verso il raggiungimento di una nuova scoperta.