Viaggiare negli USA in stato di gravidanza

L’amministrazione Trump, tra le altre cose, si è occupata anche delle cittadine straniere che viaggiano negli USA durante la gravidanza per poter poi ottenere, per il nascituro, la cosiddetta “cittadinanza di diritto alla nascita”.Secondo le statistiche più recenti, solo nel 2017 sono stati ben 10.000 i bambini nati negli Stati Uniti da cittadine straniere e per questo, nel gennaio 2020, il Dipartimento di Stato ha promulgato regole tutte nuove che consentono ai consolati e alle ambasciate americane di poter rifiutare le richieste di Visti USA di categoria B1 e B2 effettuate da donne in stato di gravidanza se vi è anche il solo sospetto che il motivo della visita negli Stati Uniti sia riconducibile all’intento di partorire lì.

In tal senso, infatti, molte compagnie aeree hanno adottato politiche che non permettono viaggi nelle fasi più avanzate della gravidanza: molte compagnie permettono di viaggiare fino alla trentaseiesima settimana, altre, invece, possono prevedere una data limite precedente, il tutto è a discrezione della compagnia oltre che dai viaggi se nazionali o internazionali.

Gravidanza e legge sull’immigrazione degli USA

Conoscere le leggi sull’immigrazione degli USA è un passo essenziale per poter richiedere ed ottenere il Visto USA, motivo per cui vi consigliamo di rivolgervi allo Studio Legale Carlo Castaldi per essere sicuri di agire correttamente, viste le numerose difficoltà che potreste riscontrare.
Per quanto riguarda le donne in stato di gravidanza, le leggi sull’immigrazione negli USA considerano la gravidanza al pari di altre condizioni mediche, per questo motivo, se si entra negli USA con un visto B-2, allora è necessario disporre anche di un’assicurazione sanitaria privata o dimostrare di avere fondi a sufficienza per poter pagare le cure mediche eventualmente necessarie.
Vi basti pensare che un parto, privo di complicazioni, arriva a costare all’incirca 10.000 dollari.

Cosa succede in caso di negazione

Qualora dovessero negarvi l’ingresso nel Paese di destinazione per via della legge che è stata predisposta, sappiate che le compagnie aeree internazionali risultano responsabili del pagamento del vostro viaggio di ritorno, motivo per cui già le compagnie aeree stesse effettuano uno screening per capire se le donne soddisfano o meno i requisiti di ingresso. Naturalmente, tutto questo non vale qualora la donna dovesse essere in grado di dimostrare di fare ritorno prima della data prevista del parto, ad esempio attraverso un biglietto di ritorno già acquistato.
Per questo motivo vi consigliamo di pensarci bene e soprattutto di rivolgervi a dei professionisti prima di prendere qualsivoglia decisione.

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